lunedì 7 novembre 2016

E io pago?

Di  recente su youtube (grazie, come sempre!) ho visto un film di Totò che mi mancava: 47 Morto che parla. E lui è l’avaro barone Peletti che lamenta le sue spese, con il tormentone, ancora famoso dopo quasi settantanni: “E io pago!” (tra l'altro: memorabile la scena del macellaio).

E poi, del tutto casualmente, sempre su youtube, mi sono imbattuto in conversazioni intorno alle cose più importanti, ad opera di uomini di Dio. Uno di questi, padre Serafino Tognetti, ragiona su un pezzo di Vangelo che conosco bene ma scopro nuovissimo dalle sue parole.
Il buon samaritano, che dice: "Pago io!" qualunque cosa necessiti a quest’uomo, massacrato dai briganti, a me sinora ignoto: pago io, no problem! Incredibile, no? E chi glielo fa fare? Si fa fatica a pagare per le persone più care… e costui, uno straniero, paga per uno sconosciuto?
Mi viene da pensare, inevitabile, a quanti mi rimbrottano, seppur con affetto (ultima una mia cugina): “Paolo, smettila di vivere di lei! Basta, oramai, no?” Mi veniva da ridere: ma pago io! E se non io, chi paga per lei? Ma se non è questo il matrimonio (specie cristiano), cosa è mai? Un contratto che si disdice? Un rapporto a termine: l’amore è eterno finché dura?
E attenzione che il Vangelo parla di due persone che non si conoscevano… e il samaritano si prende carico dei bisogni altrui… questo è l’amore sommo, quello di Dio: ripasserò di qui e salderò il conto, pago tutto io, purché si riprenda, pur che è uno sconosciuto!
Certo, intorno a me accadono anche cose esattamente opposte: coniugi che si massacrano a vicenda a suon di cause in tribunale (e avvocati impinguiti).
Anzi, qualcuno parla di ex-coniugi… ma dal punto di vista di Dio, che onestamente credo sia il solo che mi interessa, se voglio essere cristiano, se il matrimonio non è nullo non si può dire: ex.
E pure il dire “famiglie ferite”: quante ce ne sono che paiono unite e dentro sono un massacro?
Tutte le famiglie sono ferite, e tutte sono redente:
dipende da chi paga, se paga;
dipende da chi si impegna a viverla sino in fondo e chi si impegna alla sua morte, piuttosto;
dipende dal sangue proprio versato oppure dal pretenderlo dal coniuge che si caccia;
dipende da chi si porta sulle spalle la responsabilità dell’altro - promessa al momento delle nozze e chi invece si volta indietro...

Che pena il barone Peletti, così magistralmente dipinto e così infelice.
E io pago? Certo, pago io! Pago tutto io. E sono felice di pagare, se questo è l’amore.
D'altronde, se questo nostro non fosse il Dio dell’impossibile, non sarebbe certo Dio.

(foto mia, Umbria 2015)

3 commenti:

  1. Non c'è altro modo di essere sposi per sempre che questo che racconti tu, Paolo!
    Non ex ma èx, ovvero "è per". Ognuno di noi è per l'altro è lo è per sempre!

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  2. Caro Paolo. Come sempre azzecchi al "100 %", con in piu la densita ed "energia" dell' esperienza vissuta. Ti leggo sempre con "piacere" e grande profitto. Cordiali saluti dalle montagne, dalle Rocky Mountains del Colorado, USA. Miguel Novak

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  3. Paolo... Bellissimo!
    E dà potente voce a ciò che da un po' di tempo (diciamo, almeno un annetto?) sta frullandomi nella testa e nell'anima: che cosa posso fare perché lei non si perda definitivamente? Ci penserà qualcun'altro, che diamine, risponderà il non credente. Ci penserà Dio, dirà il buon parrocchiano. "Pago io!" risponderà il seguace di Gesù!

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